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Il Codice Sforza

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l manoscritto varia 77 della Biblioteca reale di Torino

Cosa sarebbe successo se qualcuno avesse pubblicato i nostri esercizi scolastici? Non lo sapremo mai, ma è quello che è successo al quindicenne Ludovico Maria Sforza, futuro Duca di Milano che decise di mostrare alla madre i progressi dei suoi studi, le sue sudate carte.

Quello che ne nacque fu un raffinato codice miniato oggi alla Biblioteca Reale di Torino, che ben mostra l’eleganza raggiunta dalle botteghe artistiche milanesi e il grado di erudizione richiesto a un futuro sovrano rinascimentale.

Restaurato grazie a Salviamo un Codice nel 2016

Se pittura, architettura e scultura sono arti vistose, monumentali, roboanti quasi, impossibili da non notare anche per il passante più distratto, la miniatura invece è un’arte timida che va scoperta con pazienza e fatica, letteralmente pagina dopo pagina. Per questo viene costantemente sottovalutata e spesso dimenticata.

Sconosciuti ai più, i codici miniati delle nostre biblioteche languono in scaffali chiusi, scaffali che finiscono spesso per diventare anche le loro tombe mentre il tempo, lentamente, li consuma. Eppure questi codici, veri e propri tesori di indescrivibile bellezza, hanno un ruolo fondamentale nella storia della nostra civiltà, non solo per il loro innegabile valore artistico, ma soprattutto perché per secoli sono stati parte integrante dei testi che illustravano, inscindibili da questi e capaci con le loro immagini di influenzare i lettori tanto quanto le parole scritte.
Ed è proprio per questo che nasce Salviamo un Codice, il programma di Nova Charta Editori volto alla ri-scoperta di questi inestimabili oggetti, alla loro conservazione fisica e, infine, alla loro diffusione, cosicché possano tornare a essere patrimonio condiviso dell’intera umanità.

 

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