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Salviamo un codice

Il progetto

Con il progetto Salviamo un codice, la casa editrice Nova Charta Tramanda i valori dello studio e della lettura di opere antiche, che altrimenti rimarrebbero confinate nei caveau delle biblioteche. Nell'epoca della rete e delle connessioni digitali, Salviamo un codice conserva e diffonde parti importanti dell'immenso patrimonio conservato nelle biblioteche italiane, affinchè non si perda la possibilità di entrare in un rapporto diretto e libero da interferenze con il testo e il suo autore. Fra le opere restaurate e pubblicate in facsimile ricordiamo: il Codice Sforza di Ludovico il Moro (XVI secolo), il Diario di viaggio di Vincenzo Scamozzi (inizio XVII secolo), il Taccuino di Gaspar van Wittel con gli studi per rendere navigabile il Tevere (XVII secolo) e il manoscritto medicale della fine del XIV secolo, Libro de’ Cauteri, attribuito al medico patavino Bartolomeo Squarcialupi. Il facsimile è conservato in un adeguato cofanetto, con un libro commentario di accompagnamento che informa sulla storia del recupero, dell’opera e della biblioteca che la conserva. Il restauro di ogni manoscritto è sempre affiancato dalla pubblicazione del commentario, anche quando, come è avvenuto in alcuni casi, non è possibile realizzare il facsimile





Libro de Cosina di Maestro Martino de Rossi

Databile tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento e ritenuto un caposaldo della letteratura gastronomica italiana e internazionale, il Libro de cosina è un manoscritto con 287 ricette attribuite a Maestro Martino, il cuoco considerato l’artefice di una rivoluzione culturale nell’arte della gastronomia.

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Vite dei Padri (XIV sec)

Nel 1717 Venezia donò agli armeni in fuga l'isola di San Lazzaro, sede del convento, di una tipografia e di una biblioteca che conserva ancora oggi molti manoscritti, tra cui uno dedicato a Le Vite dei Padri, un'opera risalente alla fine del XIV secolo scritta in norderkirk. Al suo interno una meravigliosa iconografia con sacri ritratti.

Il facsimile è in tiratura limitata in 100 esemplari numerati e certificati.

Libro de' Cauteri di Bartolomeo Squarcialupi (XIV sec)

Il manoscritto del Libro de le experiençe che fa el cauterio del fuocho ne corpi umani, un trattato medico-chirurgico del medico padovano Bartolomeo Squarcialupi, attivo sul finire del XIV secolo, è stato restaurato grazie al progetto Salviamo un Codice nel 2012. 

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Il Taccuino di Gaspar van Wittel (XVII sec)

Nel 1675 l’ingegnere olandese Cornelis Meyer e il suo connazionale Gaspar van Wittel, giovane pittore agli esordi, percorrono le sponde del Tevere tra Perugia e Roma tracciando su un taccuino una serie di studi per rendere navigabile il fiume e numerosi schizzi della campagna umbra e laziale. Ora questo prezioso, toccante documento, custodito presso la Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana di Roma, rinasce a nuova vita grazie a un intervento di restauro promosso da Alumina e Nova Charta nell’ambito del progetto Salviamo un Codice.

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Il codice sforza di Ludovico il Moro (XVI sec)

Cosa sarebbe successo se qualcuno avesse pubblicato i nostri esercizi scolastici?

Non lo sapremo mai, ma è quello che è successo al quindicenne Ludovico Maria Sforza, futuro Duca di Milano che decise di mostrare alla madre i progressi dei suoi studi, le sue sudate carte.

Quello che ne nacque fu un raffinato codice miniato oggi alla Biblioteca Reale di Torino, che ben mostra l’eleganza raggiunta dalle botteghe artistiche milanesi e il grado di erudizione richiesto a un futuro sovrano rinascimentale.


Restaurato grazie a Salviamo un Codice nel 2016.

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Il Diario di Viaggio di Vincenzo Scamozzi (XVII sec)

Il Taccuino di Vincenzo Scamozzi è più del diario del viaggio da Venezia a Parigi del celebre architetto vicentino, è un itinerario artistico dove i monumenti e le chiese in cui i viaggiatori si imbattono sono disegnati e raffigurati con la cura del professionista, ma anche dell’umanista amante del bello. Il restauro di Salviamo un Codice ha permesso la conservazione di questo incredibile gioiello disegnato dall’abile mano di uno degli artisti più “europei” del suo tempo, Vincenzo Scamozzi.

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