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28/04/2016
Rimando… s’impara. Viaggio incantato tra i libri didattici di Otto e Novecento di Pompeo Vagliani
Memore del celebre precetto oraziano del miscere utile dulci, la didattica giocosa dell’Ottocento e del primo Novecento prosegue in modo creativo gli obiettivi dell’ “ammaestrare dilettando”, rinnovandone metodi e strumenti. L’evoluzione pedagogico-estetica di questo approccio didattico si coglie nello sforzo di molti autori e illustratori di rendere gradevole e divertente per i bambini lo studio delle materie scolastiche più disparate, dalle sacre scritture alla geografia; questo orientamento giocoso e innovativo si applica in particolare a quelle discipline, quali l’aritmetica, la grammatica o la musica, che sono caratterizzate dalla gravosa presenza di regole e definizioni che devono essere memorizzate.
Nel materiale librario (e in particolare in quello conservato presso il Museo della Scuola e del Libro per l’Infanzia di Torino, da me presieduto, da cui provengono gli esempi che qui mostriamo) si rivelano centrali il ruolo dell’immagine, di qualità grafica generalmente elevata, e della modalità comunicativa, che – al contrario dei più diffusi modelli costrittivi e punitivi – valorizza la motivazione all’apprendimento ricorrendo a rime, ritmi (spesso in forma di filastrocca) per facilitare la memorizzazione delle regole e avvicinare alla materia in modo divertente.
Altra strategia vincente è la personificazione e l’antropomorfizzazione di personaggi fantastici, tipici del mondo della fiaba, per introdurre concetti e funzioni astratte. Si tratta sovente di materiali di notevole rarità e suggestione, che da una lato documentano la straordinaria qualità grafica della produzione del tempo – con calcografie e litografie colorate a mano o cromolitografie – e dall’altro testimoniano l’inventiva e la creatività degli ideatori, tanto da offrire anche oggi spunti didattici pieni di sorprese.
Giocose moltiplicazioni
Uno dei libri capostipiti della didattica giocosa in queste discipline è Marmaduke Multiply’s Merry Method of Making Minor Mathematicians. Solo il titolo è tutto un programma… Fu pubblicato la prima volta a Londra tra il 1816 e il 1817, dall’editore John Harris, prima socio di John Newbery, fondatore dell’editoria per l’infanzia inglese di fine Settecento, e poi titolare della famosa libreria editrice omonima. Il libretto, di un piacevole formato quadrotto, compare all’interno della collana “Harris’s Cabinet of Amusement and Instruction” inaugurata nel 1807 e comprendente altri volumi quali Peter Piper’s Practical Principles of Plan and Perfect Pronunciation del 1813, primo a inaugurare una fortunata serie di divertenti “titoli scioglilingua”, che avevano lo scopo di anticipare il tono giocoso del contenuto.
L’opera è divisa in quattro parti, edite separatamente: ognuna delle complessive 69 pagine (stampate solo al recto) riporta una calcografia colorata a mano accompagnata dabrevi distici con i risultati di semplici moltiplicazioni progressive, una sorta di tavola pitagorica illustrata in cui i risultati sono resi facilmente memorizzabili attraverso il gioco delle rime. Gli oggetti o personaggi delle figure, vicini al mondo dell’infanzia, richiamano situazioni umoristiche, a volte comiche.
Nelle varie ristampe e riedizioni (molte furono pubblicate in America) si evidenziano interessanti varianti in funzione dei cambiamenti politici e sociali del tempo. In una ristampa americana del 1850, per esempio, sono eliminati tutti i riferimenti alle vittorie inglesi su Napoleone presenti nella prima edizione: “Twice 11 are 22 | We’ll drink to the hero of Waterloo” diventa “Twice 11 are 22 | Mister, can you mend my shoe?” e “Nine times 9 are 81 | I’ll bet five pounds on Wellington” diventa “Nine times 9 are 81 | See how fast those horses run”. (…)
(Le immagini riprodotte provengono dai libri didattici conservati presso il Museo della Scuola e del Libro per l’Infanzia di Torino)