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Alumina 74

31/08/2023

ALUMINA 74

E' passato parecchio tempo da quando i nostri genitori ci hanno messo in mano il primo sillabario. “Ecco – diceva la mamma consegnandoci il prezioso mattoncino cartaceo ancora odoroso di tipografia – adesso sei grande, puoi cominciare a leggere, a scrivere e a far di conto.” Ignorando, la santa donna, che per alcuni di noi (per fortuna non tutti), quel libro sarebbe stato solo il primo di una serie pressoché infinita, e tuttora in progress, di analoghi prodotti editoriali divorati uno dopo l’altro con voracità tanto bulimica e indiscriminata quanto inversamente proporzionale a una ponderata e giudiziosa assimilazione. Per questo, dopo svariati decenni trascorsi in compagnia di questi irresistibili balocchi cartacei, ci ha fatto molto piacere apprendere che l’editoria libraria, nel nostro paese, rappresenta in termini statistici e quantitativi la componente principale della cosiddetta “industria culturale”, ovvero l’insieme aggregato dei consumi nazionali per concerti e mostre, giornali e periodici, spettacoli teatrali e programmi televisivi, nonché appunto i libri. Insomma, il fatturato complessivo degli editori “tiene” nonostante guerre e pandemie, crisi e carovita, librerie che chiudono e lettori che non aumentano.

Tuttavia, pur non volendo fare i passatisti, confessiamo di nutrire a volte qualche perplessità non tanto circa le dimensioni, quanto riguardo alla qualità di questo fenomeno. Siamo proprio sicuri che dietro questa “tenuta” non ci sia lo zampino del marketing o di qualche bonus erogato per incoraggiare più o meno consapevolmente la vendita di manga giapponesi e fumetti di ogni genere? Poco male, in fondo, purché si riesca a innalzare di qualche decimale l’asticella della lettura. Ma lasciatemi dire che se vogliamo parlare di qualità, in questi tempi di editoria industriale, forse è meglio rifugiarsi tra le pagine di un classico o sfogliare un libro realizzato interamente a mano prima dell’invenzione della stampa. Qualche foglio di pergamena, un bravo calligrafo, uno o più miniatori che decorano i margini e dipingono col pennellino le varie vignette. Et voilà, ecco un codice miniato, qualcosa a cui di quando in quando vale ancora la pena di dare un’occhiata come una Bibbia, un Corano, un trattato di botanica o di medicina e poi Dante Petrarca e Boccaccio e magari, perché no? qualche orazione da recitare in silenzio, nelle ore canoniche, in una pausa delle nostre frenetiche giornate.