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Il Codice Sforza e la borsa di studio Picenardi il 17 maggio a Cremona

16/04/2014

Interverranno, tra gli altri, Francesco Maria Liborio, direttore della Biblioteca Statale di Cremona; Stefano Campagnolo, segretario regionale e direttore del Polo Museale del Molise, già direttore della biblioteca di Cremona; Giovanni Saccani, direttore della Biblioteca Reale di Torino; Gianfranco Malafarina, direttore di “Alumina – Pagine Miniate”, Vittoria de Buzzaccarini,Nova Charta, Mariarosa Cortesi, Università degli Studi di Pavia, Luca Di Palma, borsista della Fondazione di Studi dell’Arte Roberto Longhi, Marco D’Agostino, Università degli Studi di Pavia. Per l’occasione, all’interno della Biblioteca, dal 17 al 24 maggio 2018, sarà anche allestita la Mostra Le Carte degli Sforza — documenti sforzeschi dai fondi della Statale a cura di Raffaella Barbierato.

Tutto ha inizio quando la nostra casa editrice, nell’ambito del progetto “Salviamo un Codice”, si confronta con il direttore della Biblioteca Reale di Torino Giovanni Saccani, che sottopone alla nostra attenzione il restauro del manoscritto Varia75, più conosciuto come Codice Sforza.

Il prezioso documento, conservato presso la biblioteca Reale di Torino dal 1863, è una rarissima testimonianza della formazione ricevuta dai principi dell’epoca.

Il quadernetto fu composto a Cremona nel novembre del 1467 durante la permanenza del giovane Sforza nel castello di Santa Croce; si tratta di un commento alla Rhetorica ad Herennium con notazioni grammaticali, letterarie e storiche. Una tappa obbligata nel modello di educazione rinascimentale, un’esercitazione con la quale il futuro signore di Milano e mecenate di Leonardo Da Vinci desiderava mostrare alla madre Bianca Maria Visconti i progressi compiuti negli studi. La duchessa si era rifugiata nella sua città dotale cremonese dopo gravi diverbi politici con suo figlio Gian Galeazzo succeduto nel ducato al padre Francesco Sforza.

L’opera è impreziosita dai ritratti dei membri delle famiglie Visconti e Sforza e da numerose miniature raffiguranti episodi storici  come la battaglia di Salamina, quella delle Termopili, l’attacco di Marco Furio Camillo ai Galli, la presa di Gerusalemme, l’armata di Annibale.

Nova Charta ha finanziato il restauro, che è stato affidato al professor Paolo Crisostomi, pubblicato un saggio  sul manoscritto e le sue miniature e curato l’edizione in facsimile del codice.

Filelfo o Picenardi?

Durante le ricerche che hanno preceduto la pubblicazione del commentario i responsabili della casa editrice si sono imbattuti in un piccolo giallo. Nessuno studio sino a oggi, nemmeno quello più autorevole del Firpo, aveva mai messo in dubbio che mentore del piccolo Ludovico fosse il famoso umanista Filelfo.

Milvia Bollati, autrice di uno dei saggi del volume, e altri studiosi hanno in questa occasione sostenuto che sia ragionevole pensare, in base a una serie di riscontri filologici, che il maestro del giovane principe sia stato il meno conosciuto umanista cremonese Giovanni Francesco Picenardi.